Articolo tratto dalla rivista “Cani da seguita”
Rispetto a tutte le altre razze francesi,l’Anglo Français è un segugio atipico, che raggruppa in se un po’ tutte le qualità che caratterizzano e contraddistinguono segugi d’oltralpe
A quell’epoca mio padre aveva già avuto modo di provare, sui terreni di caccia, le qualità di altre razze seguge francesi quali, ad esempio, il Griffone Nivernese,il Fulvo di Bretagna e il Porcelaine, e per la Verità tutte e tre queste razze gli avevano fornito, chi più chi meno, dei buoni risultati, ma quando si avvicinò all’Anglo Francais capì ben presto che questo cane era un francese atipico rispetto alle altre razze d’oltralpe e che, proprio per questo, meritava di essere selezionato, poiché si trattava di un segugio che raggruppava i sé un po’ di tutte le loro qualità. Fu così che l’Anglo Francais divenne la terza razza del nostro allevamento. A quel tempo io ero ancora impegnato negli studi e non potevo quindi dedicarmi, come invece avrei voluto, a tempo pieno al nostro canile, tuttavia bastarono poche uscite di caccia al fianco di mio padre per farmi innamorare a mia volta di quei cani. Nel frattempo, infatti, ad Alpina, la nostra capostipite, erano arrivati ad allargare il nostro ceppo i vari Batù, Belle e Trombette, tutti soggetti tricolori, dei quali il maschio Batù era specializzato a cacciare unicamente il cinghiale, mentre le femmine, al pari di Alpina, erano brave anche nella caccia alla lepre.
Un “mix” molto ben riuscito
Nella sua azione di accostamento, che precede lo scovo, ha la qualità dell’iniziativa e la perspicacia di risolvere i falli della lepre o d’infilare, in modo smaliziato, l’uscita dal maneggio sul cinghiale. Grazie al loro olfatto, davvero fine, i soggetti di questa razza sono quindi più veloci (a parità di condizioni climatiche), nello scovare. Ed è allo scovo poi, allorché parte la seguita, che emerge tutta la forza dell’Anglo Francais capace di inseguire il selvatico in piedi mantenendone la distanza in termini molto minori rispetto alle altre razze francesi con voce potente e melodiosa che si fa ben sentire, sempre alla francese, ma non ululata. La sua velocità, che nella seguita gli permette di pressare il selvatico, ne esalta altresì il metodo di lavoro consentendogli, a favore di vento, di percepire l’emanazione dell’animale inseguito a testa alta e potendo tagliare la strada tracciata dal fuggitivo in diagonale (e per
questo accade, anche frequentemente, che i postaioli che hanno visto passare nei loro pressi un cinghiale senza riuscire a fermarlo, vedendo arrivare gli Anglo Francais e notando che questi cani non passano esattamente sulle peste del selvatico, sono portati a pensare che i segugi siano sulle tracce di un altro animale quando, in realtà non è affatto così). Questo metodo consente all’Anglo Francais di cadere raramente in fallo poiché, pressato da vicino, il selvatico, lepre o cinghiale che sia, non riesce a ragionare e quindi a mettere in atto le sue astuzie; ed a questo, inoltre, va aggiunto che grazie alla sua infaticabile vitalità è capace di portare una seguita di ore.
Una battuta di caccia
l’usta creandoci non poche difficoltà, prima per trattenerli e poi nello scioglierli.I segugi,due bianco arancio e due tricolori, partirono quindi su quella traccia come se avessero già scovato attaccando a dar voce in una canizza agguerrita, e poco dopo, avevano già sceso il costone della montagna per risalire su quello opposto, li sentimmo abbaiare a fermo in un poggiolo di felci, spinai, rovi e siepi spesse. Dati i nostri mezzi umani, non riuscimmo a raggiungerli In tempo che tutti uniti fecero partire il cinghiale dalla lestra e, fregate le poste, continuarono ad inseguirlo nel fondo valle spingendolo in un boschetto adiacente nel quale si trovata casualmente un anziano boscaiolo intento a tagliare la legna. A quel punto il cinghiale, disturbato dal rumore della motosega impugnata dall’uomo, s’infila nello sporco più fitto fermandovisi: Il brav’uomo, che mio padre conosceva bene, ci raccontò poi che subito un attimo dopo aveva visto arrivare anche i nostri quattro Anglo Francais che circondarono immediatamente il luogo dove si era rifugiato il selvatico ed approfittando della sua stanchezza e della sua mole non eccessiva (non raggiungeva i 50 kg), riuscirono ad averne la meglio abbattendolo da soli.
Quella fu per me un’esperienza importante oltre che emozionante, infatti, nel vedere lavorare i miei segugi con così tanto ardore e grinta, un po’ mi sembrò come se avessi partecipato ad una affascinante “chasse a corre” in terra di Francia, vale a dire con la cattura e l’abbattimento del cinghiale da parte degli Anglo Francais.
Infine ancora qualche piccola nota sulle qualità di questi cani: l’Anglo Francais è un segugio di buon olfatto, ottimo abbaiatore sulla traccia del selvatico che gli è stato insegnato a cacciare, dotato di buon collegamento anche se a differenza di altre razze seguge d’oltralpe possiede molta più iniziativa. In pratica si tratta di un cane che non è portato a dare voce su tracce od uste vecchie, ma se, durante l’accostamento, rileva l’usta del selvatico e inizia a dar voce si può stare tranquilli che da quella traccia riuscirà ad effettuare lo scovo. Infatti, se la passata non fosse stata buona, l’Anglo Francais non l’avrebbe nemmeno segnalata.