Elegante nella sua veste bianca, l’ariégeois seduce a prima vista. Ma sono le sue qualità di naso e di gola e le sue abilità nelle situazioni più difficili che lo fanno apprezzare dai cacciatori.
La denominazione di questo segugio tipicamente francese rimanda subito alle origini. Si tratta infatti di ogni incrocio tra selezionati briquet dell’Ariegeois con stalloni Ganscon e Ganscons Saintongeois appartenenti alle mute locali, com’è stato efficacemente descritta da Pierre Megnien nella sua opera “Le chien et ses races” , edito nel lontano 1899. All’inizio del XX secolo, il conte Elia de Vezin lo definiva una volta come un mezzo sangue…. Questo celebre cacciatore divenne tuttavia un accanito promotore di questa specie. Proseguì la linea di sangue ganscon e saintongeois , cara ai puristi, incrociandola con il sangue lo spirito briquet, ai quali gli utilizzatori locali erano ferocemente attaccati. Organizzò quindi una miglior selezione. Intrapresa la carriera di giudice in tutte le esposizioni cinofile nel Midi di Francia, arrivò a godere di una grande popolarità e autorevolezza. Senza dubbio per lui a far conoscere, sia pur nel limitato mondo degli appassionati, questa razza canina. Vale in cerca in questo periodo che nacque il club Gaston Phoebus al quale si deve l’organizzazione delle prime prove di caccia alla lepre nel 1910 e 1912. Poco a poco, i progressi della cinofilia si sono fatti sentire sull’ariégeois , che ha guadagnato molto sotto l’aspetto dell’omogeneità. Dopo la seconda guerra mondiale Paul Daubigné, giudice molto famoso all’epoca, si recò nella zona del Midi e dei Pirenei, per rendersi conto di cose era divenuto l’ariégeois e stilò questa conclusione:” l’esposizione di Saint-Girons gode della fama di essere il cantone più rinomato per il numero alla qualità dei suoi cani”.
Tuttavia nel 1975, quando il ministero dell’agricoltura francese impose le sue regole ai club di razza d’oltralpe, si constatò che era impossibile raggiungere la quota minima di nascita richiesta, 50 esemplari all’anno. Il club Gaston Phoebus così si fuse nel Club Chien du Gascogne e Gascon Saintongeois. La stessa cosa vieni oggi in Italia, dove l’ariégeois é affiliato al club italiano de Gascogne.
Un’efficacia mai smentita
Il fatto più singolare di questa razza è che il suo processo di allenamento e di selezione è avvenuto quasi al livello confidenziale. Tenuto conto delle sue origini da mezzo sangue, nel corso di un secolo le sue caratteristiche hanno subito diverse variazioni, della taglia, nel volume ed anche nell’aspetto generale. Fatto inevitabile, tenuto conto delle diverse linee di sangue che ne hanno dato origine. Si narra addirittura che in passato si siano visti dei fratelli concorrere nelle esposizioni in razze differenti: Ariégeois e Petit Gascon Saintongeois!.
Ma ciò ormai è un patto conosciuto. L’essenziale è che l’Ariégeois abbia conservato nel tempo le sue grandi qualità da cacciatore. Infatti, dietro al fisico seducente che lo contraddistingue, si nasconde un gran lavoratore dall’altro particolarmente il vino, che senza dubbio è la sua qualità principale. Spesso il suo eccezionale olfatto gli permette di trovare la caccia dove altri si sono arresi. Questa grande sensibilità gli offre anche i mezzi per non indugiare sulla traccia, di mantenere un’andatura regolare. Inoltre sopporta bene le avversità climatiche ed è caratterizzato da una certa regolarità ed un buon ritmo di caccia.
Uno specialista
L’Ariégeois stupisce soprattutto per la sua saggia prudenza è la regolarità nella caccia. La sua taglia media nella sua leggerezza lo rendono un ausiliario preciso, dinamico, intraprendente sia da solo che in muta, capace di districarsi con facilità anche i terreni particolarmente difficili. Inutile dire che un esperto nella ripresa (soluzione dei falli) è nella conduzione di una muta. È un segugio ben applicato e volenteroso, un ottimo scovatore, dotato di molta iniziativa e regolarità. Senza forzare eccessivamente, caccia in maniera metodica, spedito sempre ben ammutato. Non a caso in Francia si dice che una muta di questi cani è in grado di cacciare su un fazzoletto. Molto bello dal punto di vista estetico, è spettacolare caccia, quando segue l’animale al collo teso in testa dritta mezza altezza,con scagni flautati dal timbro chiaro che sono un’altra delle sue caratteristiche. Gran urlatore, emette degli scagni prolungati è molto sonori che oltre far godere dei proprietari possono essere sentiti anche a grande distanza. Dotato di un ottimo carattere, è un segugio dolce ed equilibrato, facile da gestire facilmente addestrabile. Se vive a fianco del padrone, come avveniva nelle cascine del Midi di Francia, si mostra molto affettuoso, quasi sottomesso. E inoltre un segugio precoce, anche se per la caccia al cinghiale è opportuno attendere l’età adulta. Adatto ad essere impiegato in mute numerose, si presta bene anche adoperare da solo o in coppia.
Una razza alla conquista dell’Italia
L’ariégeois è uno dei segugi di razza francese più diffusi nel nostro paese: adatto all’impiego su qualsiasi tipo di terreno, dalla landa pietrosa alle zone umide, dall’altura alla montagna, dal coltivo al bosco, ha un carattere molto perseverante e tenace che ha conquistato molti cacciatori nostrani. Nel paese d’origine,l’Haute Ariége , viene impiegato nella caccia di montagna fino a quota destinata nei 2000 metri e il suo manto chiaro rappresenta un vantaggio perché consente di scorgerlo fino a grandi distanze.
Benche la sua preda prediletta è la lepre, viene impiegato con altrettanto profitto anche nella caccia al cinghiale. Tuttavia nella zona dei Pirenei gli viene preferito il suo cugino Bleu de Gascogne , dal manto delicato e dal carattere leggermente più aggressivo. Comunque sia ormai non è raro trovarli nei suoi terreni di caccia di tutta la penisola italiana, dove questo bel segugio ha trovato numerosi estimatori .
Christian Pujol
Segni particolari
L’Ariégeois è un segugio francese a pelo raso di taglia media, è elegante vigoroso. La sua altezza al garrese varia dai 52 al 53 centimetri per i maschi, da 50 a 56 per le femmine. Il cranio visto di fronte leggermente compatto e non troppo largo, con protuberanza occipitale poco marcata. La fronte è piena, le arcate sopraccigliari poco marcate. Il tartufo nero, le labbra leggere i fini, le palpebre tese che non fanno intravedere il rosso dell’occhio. Il dorso è ben muscoloso è sostenuto, il petto lungo e di media altezza, che scende fino al livello dei gomiti. Le membra sono ben proporzionate muscolose senza essere pesanti. Il pelo è corto fine e chiuso, di colore bianco a tacche nere con contorni ben delimitati con l’eventuale presenza di moschettature. Agli occhi e dalle labbra sono presenti anche leggere focature.
Articolo tratto da “La caccia al Cinghiale” n°6 Marzo-Aprile 2002
Il Parere degli utilizzatori
L’Ariégeois , nella nostra selezione di segugi francesi, ha sempre avuto molta attenzione. In passato non è stato semplice: non riuscivamo a trovare nemmeno in Francia dei soggetti come ci eravamo prefissati noi, sulla vera taglia Ariége, con un’altezza al garrese di 0,50 per le femmine e 5,52 per i maschi. Si tratta in questa casa di segugi slanciati, leggeri ma ben costruiti, con una certa eleganza che li contraddistingue dal più pesante Gascon Saintongeois.
È un cane da seguita a pelo raso, che lavora con metodo,dà voce alla pastura così pure nell’insegnamento. Possiede un fiuto molto fine, si comporta in modo retto e saggio, ha molta attitudine alla disciplina e al lavoro. Si adatta bene sia sui terreni di pianura che in montagna, è docile, possiede molto olfatto ed è di facile addestramento. Difficilmente per della traccia del selvatico che sta scovando, è in definitiva uno dei migliori segugi da lepre e da cinghiale dei nostri cugini francesi.
Dal 1994 siamo riusciti finalmente ad arrivare su una corrente che corrisponde requisiti da noi richiesti. Oltre all’aspetto morfologico contiamo su una selezione di grande carattere, senza paure né timidezze.Partimmo cos’è il femmine e due maschi di produttori e lavorammo molto sull’addestramento a lepre, da passare poi sul cinghiale. Fu sempre nel 1994 che vendemmoo tre femmine e due maschi al compianto Gabriello Santori, che fece brillare quei cani nell’esposizioni e gare al lavoro su cinghiale. Andando avanti nel tempo alla nostra selezione si è allargata, ed abbiamo anche fornito nel 1999 una muta all’amico Marco Barbanera, che nel 2000 e 2001 si è imposto vincendo in numerose competizioni.